Catanzaro e la sua provincia

Articolo di Armando Orlando

La provincia di Catanzaro è formata da 80 comuni che vanno dal mar Tirreno al mar Jonio, con al centro le montagne della Sila. Il comune più lontano dal capoluogo è Guardavalle, che dista 72 chilometri, ed il più vicino è Settingiano, che dista solo 14 chilometri. Il comune più popolato, dopo la città di Catanzaro (90.240 abitanti) è Lamezia Terme con 70.891 abitanti, seguita da Soverato con 9.152. Il comune meno popolato è Centrache con 391 abitanti. Complessivamente, il territorio conta 362.343 abitanti (dati Istat 2017), ed il picco più alto si è verificato nel 1991 con 382.565 abitanti.

La provincia è attraversata dalla linea ferroviaria Napoli-Reggio, con una diramazione che da Lamezia giunge a Catanzaro Lido e si collega sul versante ionico con la linea ferroviaria Reggio-Taranto.

A unire i due mari c’è pure una superstrada, costruita là dove nell’antichità un canale d’acqua marina divideva in due le terre emerse, delimitate, allora, dai monti di Nicastro, Tiriolo e Catanzaro da una sponda, e quelli di Maida, Filadelfia e Borgia dall’altra. Anche questa strada, che attraversa l’istmo di Catanzaro, unisce le litoranee ionica e tirrenica, e lungo un percorso di cinquanta chilometri lascia partire alcune bretelle che si collegano con le vie interne che portano sulle colline e sulle alture.

L’autostrada Salerno-Reggio Calabria e l’aeroporto intercontinentale di Lamezia Terme completano il quadro dei collegamenti e collocano la provincia di Catanzaro al centro di un articolato sistema di comunicazioni e di trasporti, che rende il territorio agevolmente raggiungibile da ogni parte d’Italia.

In campo economico e sociale la provincia è interessata da una pluralità di fenomeni. Ai nodi intermedi, che si pongono a metà strada tra le aree di concentrazione della ricchezza e dei consumi e le aree influenzate dall’isolamento e dall’arretratezza, si aggiungono fasce di territorio caratterizzate dal ruolo propulsivo svolto dal turismo e da una crescita edilizia senza infrastrutture. Fenomeni in apparenza contraddittori, che evidenziano opportunità di crescita discontinue, con aree territoriali forti ed altre in decadenza economica, demografica e sociale.

Una delle poche possibilità per eliminare queste differenze era basata su alcune opportunità: la conservazione delle risorse ambientali, il grado di identificazione degli abitanti con il territorio e la valorizzazione dell’identità culturale delle comunità. Ma negli ultimi anni questa possibilità è stata di volta in volta non considerata, sottovalutata o addirittura abbandonata, ed oggi anche questi elementi di uno sviluppo possibile appaiono deteriorati e deboli, e quindi incapaci di generare crescita economica e progresso.

I poli di attrazione turistica si collocano sia lungo le coste tirreniche (Nocera Terinese, Falerna, Gizzeria, Lamezia) che ioniche (Soverato, Stalettì, Sellia, Botricello, Cropani). Il parco Archeologico della Calabria a Squillace e le testimonianze greco-romane del golfo di Sant’Eufemia costituiscono aree di valore culturale, nelle quali è possibile seguire l’evolversi delle vicende storiche e artistiche attraverso percorsi che valorizzano un patrimonio che abbraccia un arco di tempo che va dall’antichità ai periodi bizantino, normanno-svevo, angioino, aragonese e spagnolo.

Ma non c’è solo il mare.

La collina e la montagna rappresentano la chiave che potrebbe aprire le porte ad una nuova politica turistica, capace di coniugare il rispetto della natura e la rivitalizzazione dei centri storici con la crescita di aree interne già ricche di strutture alberghiere, come, per esempio, le località di Carlopoli, Decollatura, Platania, Taverna e Tiriolo.

Luogo di complessa e multiforme identità è il Parco della Biodiversità mediterranea, inaugurato a Catanzaro nel 2004, che si estende su un’area di 60 ettari e che racchiude al suo interno il Museo di storia militare.

La collina catanzarese, con i contrafforti silani e con le numerose alture, racchiude e custodisce gelosamente beni ambientali e architettonici, centri storici di origine medievale, corsi d’acqua da riscoprire. La Sila, un vasto pianoro di rocce granitiche elevato fino a duemila metri e coperto da foreste di pini, faggi, larici e abeti, comprende anche la Piccola Sila catanzarese, e i comuni di Albi, Taverna e Zagarise sono inseriti nel Parco Nazionale della Calabria, istituito nel 1968 allo scopo di proteggere oasi naturalistiche e faunistiche di grande valore, le quali, se adeguatamente valorizzate, sono ancora oggi in grado di dare impulso allo sviluppo turistico dell’intera regione.

Altro volano di sviluppo è l’agricoltura, visto che nelle pianure e sugli altipiani molte coltivazioni sono praticate da aziende di livello europeo. Una sana politica imprenditoriale, che superi gli individualismi tipici della cultura calabrese, ed un sostegno più mirato e controllato da parte degli organismi preposti all’erogazione dei fondi statali e comunitari, potranno favorire la crescita degli investimenti e dell’occupazione, consentendo pure di privilegiare la qualità dei prodotti, piuttosto che la quantità.

L’industria tipografica ed editoriale (che tocca Catanzaro e Lamezia e che ha in Soveria Mannelli un centro di eccellenza), la lavorazione del legno e la produzione di sedie impagliate (Serrastretta), le aree industriali di Marcellinara e di Lamezia, l’area commerciale dei Due Mari, il complesso del Villaggio Mancuso, la tessitura artigianale (Cropani, Tiriolo), la ceramica di Squillace completano il quadro delle principali attività economiche della provincia, e confermano la tendenza verso nuove forme di autonomia produttiva, in linea con un Mezzogiorno che negli ultimi tempi evidenzia elementi di vitalità e che ha tutte le potenzialità per rimettersi in moto e per diminuire le distanze che lo separano dal resto dell’Italia.

«… Dovevamo ancora far ventiquattro miglia per arrivare a Catanzaro, capitale della Calabria Ultra. Essa è posta in cima ad una montagna circondata d’altre più elevate e cinta da due torrenti che confluiscono nella parte bassa della città e sfociano nel mare da una valle larga, profonda e molto fertile; il tutto forma uno scorcio molto ricco e gradevolissimo. La città, che non è bella e non ha niente che possa destare curiosità, fu costruita nel IX sec. La salubrità dell’aria, la fertilità del suo territorio l’hanno ingrandita e popolata. Gli abitanti sono meno indolenti che nelle altre città. Vi si produce una gran quantità di seta, filata e lavorata sul posto; una seta forte e rude, che deriva, a mio parere, dal fatto che i bachi vengono nutriti con foglie di gelsi rossi che qui crescono come quelli bianchi in Provenza».

Così scriveva nel 1778 Dominique-Vivant Denon, scrittore francese tradotto in italiano da Antonio Coltellaro, uno studioso originario di Conflenti (Cz). E proseguiamo con Edward Hutton, che descrive il suo soggiorno a Catanzaro in un’opera pubblicata a Londra nel 1915.

«Catanzaro è costruita su di un colle alto e roccioso che si eleva tra due profonde vallate che, procedendo parallele verso il mare, si congiungono ancor prima di agganciarsi alla piana costiera. Nel complesso, la città consta di una lunga strada, che va da nord a sud, e termina sul ciglio del ripido burrone, a sud della grande collina sulla quale la città è posta, in un giardino in cui restano ancora le rovine del castello costruito da Roberto il Guiscardo».

«Ancora a sud, la città si inclina leggermente verso la valle, con un piccolo e ventilato vialetto con delle pittoresche rovine medievali. Ma il nucleo maggiore di Catanzaro sta in cima al colle, in apparenza sorprendentemente nuova, però pulita, salutare, fresca, dove la brezza leggera che sempre soffia può facilmente trasformarsi in un vento violento; una città dove chiunque sembra essere felice, sano e ospitale verso gli stranieri».

«Nella pittoresca Calabria non c’è città che offra da ogni parte così stupendi panorami come Catanzaro».

«Prima dell’arrivo del pullman, per andare da Catanzaro a Cosenza si doveva viaggiare per due giorni, e inoltre il viaggio era quasi impossibile in inverno a causa di molte sofferenze. Oggi, invece, si può partire da Catanzaro alle 8 di mattina e arrivare a Cosenza alle 15.30. Il pullman collega molti altri villaggi e casolari. È sufficiente notare le difficoltà di trovare posti a sedere per calcolare subito quanto questo servizio sia gradito al popolo».

Quelle che avete appena letto sono due delle tante descrizioni che i viaggiatori stranieri hanno lasciato su Catanzaro, città costruita per dare rifugio alle genti che fuggivano dalle marine tormentate dalle incursioni dei corsari saraceni. In origine vi erano 1.500 abitanti che popolavano i rioni Grecìa, Bellavista e San Nicola, adagiati sulla sommità di un colle, ed il quartiere Santa Barbara, sorto tra Porta Marina a Piano Grande.

Caduta in mano saracene nei primi anni del 900, la città fu liberata dai Bizantini, che la tennero fino all’arrivo dei Normanni. Roberto il Guiscardo ordinò la costruzione di un castello munito di torri e bastioni a difesa dell’abitato; la città s’ingrandì e l’arte della seta, introdotta intorno al 1070, richiamò molti Ebrei che diedero nuovo impulso alle attività artigianali e mercantili.

Sotto gli Aragonesi, Catanzaro godette di molti privilegi; i suoi artigiani erano spesso chiamati in Francia per insegnare l’arte della seta, mentre i suoi prodotti erano esposti ogni anno alla Fiera di Primavera di Reggio, dove venivano acquistati dai mercanti genovesi, veneziani e spagnoli presenti nella regione.

L’imperatore Carlo V concesse alla città il titolo di “Magnifica, Illustrissima e Fedelissima”, ma lo sviluppo economico e l’ingrandimento urbanistico furono fermati da una serie di epidemie, che colpirono la popolazione e ridussero notevolmente il numero degli abitanti.

Nel 1710 Catanzaro fu collegata con il quartiere Sala e nel 1844 ebbe inizio la costruzione dell’attuale Corso Mazzini, con i palazzi edificati lungo i lati e con strade laterali che facevano uscire dall’isolamento i quartieri vicini. Poi venne l’apertura della rotabile Catanzaro-Tiriolo, e la città cominciò a svolgere una funzione di servizio a favore del territorio circostante, diventando punto di riferimento burocratico e amministrativo, ma anche luogo di mercato e di scambi.

Nelle battaglie per il Risorgimento, Catanzaro diede un forte contributo e nelle sue scuole insegnò lo scrittore e patriota Luigi Settembrini. Allo sviluppo edilizio che si è manifestato dopo l’unificazione nazionale non è seguito lo sviluppo economico, a causa della decadenza dell’industria della seta, e molti cittadini cominciarono ad emigrare.

Nel 1912 fu inaugurata la tranvia funicolare che collegava Sala con Piazza Roma, e nel 1915 fu costruito il ponte di Siano. Nella prima metà del Novecento furono innalzati altri edifici pubblici, oltre all’Albergo Moderno e al Seminario regionale, e nel 1966 fu realizzato il viadotto ad una sola arcata sulla Fiumarella, una grande opera di ingegneria civile, seconda in Europa nel suo genere.

Oggi Catanzaro mostra un volto diverso da quello descritto dal viaggiatore inglese di cui abbiamo riportato all’inizio le parole. La trama urbanistica è cambiata, la speculazione edilizia ha fatto il resto e l’aspetto della città è variato. Quella che una volta era conosciuta come la “Città dei Tre Colli”, oggi può essere definita la “Città dei Viadotti”. Risultato, questo, di quel processo noto come sviluppo senza progresso.