Costa degli Ulivi

Perché la nostra costa è nota come “Costa degli Ulivi“?

Articolo di Armando Orlando

Olio, vino e grano sono i componenti di quella che lo storico francese Fernand Braudel ha chiamato “trinità mediterranea”; e sono pure i tre elementi base dell’alimentazione mediterranea. Olio, vino e pane bianco, però, sono stati per secoli il cibo dei ceti benestanti, mentre l’alimentazione popolare era a base di erbe, foglie, legumi e pane nero.

Oggi, fortunatamente, tra i ceti sociali non c’è più quella grande differenza nei consumi alimentari, e pane, olio e vino sono più alla portata di tutti.

Olio, vino e grano… elementi fondamentali che caratterizzano anche le terre che abbiamo definito «Costa degli Ulivi», e tra i nostri obiettivi c’è anche l’impegno per la diffusione della cultura del “mangiare mediterraneo”. Obiettivi che vogliamo perseguire e raggiungere con l’impiego di competenze, esperienza e professionalità.

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«Dalla soddisfazione del bisogno alimentare dipende la sopravvivenza delle società umane» 
Igor De Garine
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CENNI STORICI SULLA COLTURA DELL’OLIVO

La coltura e l’uso più antichi dell’olivo sono attribuibili a popoli stanziati sui rilievi a sud del Caucaso e a ovest dell’altopiano iranico. Poi, attraverso la Siria e la Palestina, l’olivo giunse sulle coste dell’Asia Minore, delle isole egee, dei paesi costieri africani, della penisola iberica e dell’Italia, per arrivare fino alla Gallia meridionale e, da Marsiglia, nella valle del Rodano.

Siria, Palestina ed Egitto erano stati, infatti, i focolai più vivaci della civiltà neolitica, durante la quale l’uomo continuò a praticare la caccia, però per quei popoli la fonte primaria di sussistenza divenne la terra, e quindi l’agricoltura.

I più importanti diffusori della coltura dell’olivo furono i Fenici, che iniziarono nell’isola di Cipro nel XVI secolo prima di Cristo. In Italia la pianta giunse per opera di Fenici e Greci; prima in Sicilia, e poi in Calabria, Lucania, Puglia e Campania. Nel Lazio giunse nel VI secolo, e da lì si diffuse nella Sabinia, nel Sannio, nel Piceno, nel Veneto e infine in Liguria.

Nell’età imperiale romana la pianta aveva stabilmente conquistato tutto il bacino del Mediterraneo, e per la frantumazione dell’ulivo cominciò ad essere usata l’energia animale, proveniente solitamente dall’asino, aggiogato per far girare la mola.

E per anni, per secoli la coltura e la produzione di olio hanno segnato e sostenuto l’economia domestica di ogni famiglia. Così è stato anche dalle nostre parti, fino alla definitiva scomparsa della civiltà contadina.