Falerna – La villa Romana di Pian delle Vigne

Un’occasione unica per iniziare un viaggio fra mare, monti e archeologia, giù dalla costa tirrenica fino alle pendici del Mancuso

di Armando Orlando

La conquista romana della Calabria iniziò nel 282 a.C., quando la colonia greca di Turi, attaccata dai Bruzi, chiese aiuto a Roma. La classe locale dei proprietari terrieri e degli aristocratici accolse con favore le legioni, mentre i mercanti, i marinai, gli artigiani ed il popolo minuto mostrarono qualche resistenza.

Nel volgere di pochi anni tutte le città della Calabria vennero occupate, i Bruzi ridotti all’obbedienza, e le colonie greche cominciarono a collaborare con i Romani, contribuendo, con la loro esperienza, ad alimentare la vocazione marinara dell’Urbe. Metà della Sila venne, allora, confiscata e dichiarata “ager pubblicus” allo scopo di rifornire di legname la Capitale.

Nel corso delle guerre puniche la Calabria divenne terra di battaglia e di scontro fra eserciti contrapposti, le città si spopolarono, cessò ogni attività agricola e sparirono pure la pastorizia ed il commercio. Scrivono gli storici che l’intero popolo bruzio venne ridotto in schiavitù, privato del titolo di alleato, dichiarato incapace di portare le armi, ridotto nelle condizioni di schiavo pubblico ed escluso da ogni partecipazione militare.

Nel 203 a.C., partito Annibale dalla Calabria perché richiamato in patria per contrastare l’assalto di Scipione l’Africano, la conquista romana della regione si poteva considerare conclusa: le antiche popolazioni indigene erano disperse e gli aristocratici presenti nelle antiche colonie greche non rappresentavano più un gruppo etnico compatto.

Padroni del territorio divennero allora i veterani di guerra, e mentre a Roma gli esponenti più illuminati della Repubblica lottavano per una più equa distribuzione della ricchezza, mentre la proposta di Gracco di estendere la cittadinanza romana portava il tribuno alla morte, si diffondeva anche in Calabria l’agro pubblico e nasceva il latifondo.

Sparirono così i piccoli agricoltori, ed i contadini furono ridotti al rango di servi della gleba. Nessuna attività agricola prosperava, ad eccezione della coltura della vite e dell’ulivo, e solo in qualche latifondo gli schiavi coltivavano svogliatamente alberi da frutta, oppure pascolavano ovini e suini. Per il resto, le terre erano lasciate incolte ed i fiumi abbandonati al loro corso: dopo le piogge i corsi d’acqua straripavano, e poi rientravano lasciando stagni nei quali aveva origine la malaria.

In questa cornice si inserisce il fenomeno delle ville rustiche romane, centri di produzione agricola che vengono impiantati sul territorio già in età tardo-repubblicana, per trovare poi ampia diffusione nell’età imperiale. Concepita in origine come semplice fattoria per contenere l’abitazione del padrone e dei lavoratori, più legata – quindi – alla piccola proprietà, la villa assunse, con il passare del tempo, le caratteristiche di vera e propria azienda agricola, favorita dalle possibilità di sfruttamento offerte dai terreni incolti e dall’introduzione di nuove tecniche di produzione.

La struttura ricalcò spesso – è il caso di Falerna – precedenti insediamenti di età ellenistica, ubicati a mezza via sulle pendici di colline che scendono fino al mare, in prossimità di ripide vallate fluviali. In età ellenistica questi complessi apparvero assai fitti, mentre in età romana essi si diradarono e si disposero in maniera tale da sfruttare ampie zone del territorio.

Nell’attuale provincia di Catanzaro ville romane sono segnalate nella piana di S. Eufemia e a Squillace: a queste si aggiunge la villa di Pian delle Vigne di Falerna.

La villa – scrisse nel 1982 Roberto Spadea, della Soprintendenza Archeologica della Calabria – è sul più meridionale degli altipiani in prossimità del Capo Suvero. Le indagini archeologiche di un triennio hanno individuato e parzialmente messo in luce la “pars rustica” del complesso, con un grande magazzino quadrangolare e la zona dei “torcularia” (tre di numero) per la lavorazione del vino e dell’olio. La villa è in posizione straordinariamente panoramica a dominio dell’arco meridionale del golfo lametino e da qui fino a Capo Vaticano. Essa trova sicura risorsa nello sfruttamento della terrazza sulla quale è ubicata e delle balze che la circondano. In basso, sulla costa, si è accertata in contrada “Maiolino” l’esistenza di un’area disseminata di pareti di grandi “pithoi” ed altri contenitori, diramazione evidente del complesso principale e probabilmente in collegamento con una via di traffico tirrenica. Il nucleo principale, in alto, si sovrappone ad una fattoria tardo-ellenistica, fenomeno che si riscontrerà per la maggior parte dei luoghi occupati in antico da complessi agricoli.

Le vicende che hanno portato alla scoperta ed alla valorizzazione della villa di Falerna vengono in breve riepilogate. L’indicazione del sito è stata opera di Pietro Spinelli, medico ed appassionato studioso del territorio, il quale così descrive la zona: «La pianura di Piano delle Vigne è attraversata da una strada campestre ampia, diritta ed uniforme, denominata strada di Tirene, che, nei pressi del torrente Cartolano, è affiancata da un largo spazio di terreno, ritenuto nella tradizione popolare come stazione di rifornimento e di sosta di una antica strada, forse la Popilia, che percorreva la regione bruzia».

Alcuni giovani del luogo, seguendo le indicazioni, riportarono alla luce dei materiali che consegnarono alle autorità comunali, e da questa scoperta prese il via una prima campagna di scavo, portata avanti sotto forma di volontariato da alcuni studenti di un Liceo di Nicastro.

Al termine della fruttuosa campagna di scavo effettuata nel 1974 Giuseppe Foti – allora soprintendente alle Antichità della Calabria – così scrisse: «Sono stati messi in luce i resti di una villa fattoria, che presenta rifacimenti e modifiche dell’edificio avvenute in tre fasi successive, che si possono far risalire al periodo romano imperiale , dal I al III secolo dopo Cristo, a giudicare dagli oggetti rinvenuti e dalle tecniche di costruzione dei muri».

Gli importanti risultati scientifici conseguiti – i primi in assoluto ricavati da una regolare campagna di scavo nella fascia tirrenica a nord del golfo di S Eufemia – spinsero le autorità ad organizzare altre due campagne, nel 1976 e nel 1980, e solo allora le strutture scavate vennero identificate con la “pars rustica” di una villa.

Nel 1980 il Ministero per i Beni Culturali prese atto della presenza di tracce di due ambienti pavimentati in “opus spicatum” che dovevano appartenere alla parte monumentale della villa e che potrebbero attribuirsi al settore destinato ai servizi, e la zona venne sottoposta a vincolo.

E nel 1994 il Comune di Falerna, con la collaborazione della Soprintendenza e del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, ha realizzato un progetto FERS che ha previsto l’esproprio dell’area, il restauro delle strutture e la creazione di un parco archeologico comunale.

Oggi l’ampio terrazzo sul quale sorge la villa romana di Pian delle Vigne è protetto e recintato, e nelle sue immediate vicinanze – sulla strada che collega la Marina con il centro collinare – è stato costruito un edificio che accoglie l’esposizione permanente della storia del complesso, dove la vita si protrasse per almeno quattro secoli, dall’inizio del I al IV secolo dopo Cristo.

I testi dell’esposizione affermano che la villa romana, la cui fase principale ascende alla prima metà del I secolo a.C., esemplifica bene il tipo della villa ideale rispondendo ai canoni riportati dagli scrittori latini che si occuparono di agricoltura.

Essa, infatti, a mezza costa, in luogo salubre e ventilato, esposta a mezzogiorno, non è distante dal mare ed è in prossimità di una via di scorrimento, che da settentrione portava a Sud, attraverso la piana di Lamezia (Via Popilia, o un diverticolo della stessa). Villa e sue pertinenze, aggiunge il testo, si inseriscono in una zona di traffici.

Oggi questa villa, e l’intero suo parco, non sono molto conosciute dalla popolazione, così come non sono conosciute – e quindi non valorizzate e protette – molte altre testimonianze del passato che rendono ricco il patrimonio archeologico e storico di Falerna e del suo territorio.

La visita della villa romana di Pian delle Vigne, aperta tutti i giorni durante il periodo estivo, può così costituire l’occasione per dare inizio ad un itinerario storico, archeologico e naturalistico che tocca una delle zone più antiche della Calabria, dove è possibile riscontrare reperti che testimoniano la presenza di insediamenti umani che risalgono alla preistoria.

Una zona fasciata da più ordini di terrazze nate dal sollevamento di antiche spiagge marine, che abbraccia i siti di città remote e misteriose come Temesa e Terina e che risulta ancora oggi caratterizzata dalla presenza di tombe, necropoli, resti di cinte murarie e di acquedotti, rinvenimenti di monete e suppellettili sepolcrali, resti di fortificazioni medioevali, ruderi e resti di edifici civili e religiosi risalenti alle età bizantina e normanna, affreschi, capitelli, icone, archi con influenze arabo-moresche, statue marmoree, gruppi lignei, sculture romaniche.

Un itinerario che dal mare sale fino ad oltre mille metri di altitudine per offrire al visitatore un’area di grande pregio naturalistico che fascia le pendici del monte Mancuso e che si perde in contrafforti densi di vegetazione.

Una migliore tutela di questi beni ed una più capillare opera di informazione potrebbero essere fattori di progresso per un territorio fornito di tutte le caratteristiche per un sicuro sviluppo turistico.

(dalla rivista «Obiettivo Calabria» – periodico per il Sistema Camerale calabrese, n. 2 Anno 1999. Foto di Carlo Maria Elia)
————————————————————————————————————————

 

La villa romana dell’età imperiale a Pian delle Vigne, Falerna CZ

di Giuliano Guido  

I resti della villa romana dell’età imperiale a Pian delle Vigne a Falerna nel catanzarese tirrenico.

La villa romana, si presume sia stata edificata nel I secolo d.C. ed è rimasta in uso fino al IV secolo d.C. Il sito archeologico è situato in località Pian delle Vigne a Falerna, nel Catanzarese, è collocato su un panoramico pianoro che si affaccia sul golfo di Santa Eufemia.

In quest’area geografica si trovano ville romana della stessa epoca, in località la Principessa a Campora San Giovanni, in località Conocchia di Amantea, ed un’altra ancora sul Piano della Terina, dove sorge Torre Terina. Le Ville furono fondate durante la fase di assimilazione dei siti insediativi di epoca greca e brettia, le quali diventeranno le future basi per la tipologia d’insediamento di età romana.

Le ville avevano un carattere prettamente agricolo, con una coltivazione intensiva e manodopera costituita da schiavi. L’area di questa villa è molto ampia, e sono stati ritrovati gli ambienti relativi alla produzione dell’olio e del vino, canalette, vasche e resti di pavimentazione in coccio.

Mi sono recato in questo sito diverse volte, è di facile raggiungimento poiché vi è una segnaletica ben visibile per chi viene dalla SS18 all’altezza di Falerna Scalo.

Il sito l’ho trovato sempre in stato di abbandono, colmo di erbacce, o incendiato presumo per liberarsi dalle erbacce. Dovrebbe esserci un locale adibito all’accoglienza e all’esposizione fotografica della planimetria della villa.

Da questo punto si vede il castello di Castiglione Scalo, la torre restaurata di Castiglione, torre Capo Suvero e torre Lupo, e naturalmente le isole Eolie con il fumante vulcano Stromboli.

 

   
   
   

————————————————————————————————————————

 

ANNOTAZIONI CONCLUSIVE

Nell’articolo pubblicato nel 1999 si diceva che la visita della villa romana di Pian delle Vigne, aperta tutti i giorni durante il periodo estivo, poteva costituire l’occasione per dare inizio ad un itinerario storico, archeologico e naturalistico in una delle zone più antiche della Calabria, dove è possibile riscontrare reperti che testimoniano la presenza di insediamenti umani che risalgono alla preistoria.

 Purtroppo l’esproprio dell’area, il restauro delle strutture e la creazione di un parco archeologico comunale non sono serviti né alla creazione di un itinerario storico né, più in generale, allo sviluppo turistico del territorio.

Ed oggi l’area, le strutture e lo stesso parco versano in uno stato di completo abbandono, in preda all’incuria degli uomini e della natura, come hanno testimoniato anche le foto di Giuliano Guido.

Analogo destino è stato riservato ai ritrovamenti riguardanti la località Schipani, che Simona Accardo così descrive:

«I resti di una grandiosa villa marittima di età imperiale romana si estendono ai piedi del colle su cui si è rinvenuta la Villa di Pian delle Vigne. Si notano i resti di un “ipocaustum” con “suspensurae” termali, frammenti di anfore e di ceramica acroma».

(pag. 167 “Villae romanae nell’ager Bruttius”, di Simona Accardo, L’Erma di Bretschneider, 2000).

Ritrovamenti che la studiosa Marilisa Morrone così ricorda:

«Agli albori della mia carriera, giovanissima, trovai uno scarico di anfore di enormi dimensioni in località Schipani e schedai il sito per la Soprintendenza. So che successivamente venne intercettato da una trincea per il passaggio di metanodotto o qualcosa del genere. Non seppi più niente di questo sito».

Infatti, oggi, nulla rimane, se non queste tre testimonianze raccolte da un fotoamatore di passaggio.

——————————————————————————–

 

Articoli

 Soprintendenza Calabra – La villa romana di Pian delle Vigne
 Obiettivo Calabria – La villa Romana – Armando Orlando